Risconti attivi e passivi: come riconoscerli
Jun 12, 2023RISCONTI ATTIVI E PASSIVI: INTRODUZIONE
Nel mondo della contabilità, l'accuratezza nella registrazione e presentazione delle voci di bilancio è cruciale. In questo contesto, i concetti di "risconti attivi" e "risconti passivi" giocano un ruolo significativo. Questi termini possono sembrare complessi per chi non è del settore, ma con una spiegazione chiara e degli esempi pratici, diventano molto più comprensibili. Prima di addentrarci nel cuore dell'argomento, è importante ricordare che la gestione di questi aspetti è strettamente legata ai principi di competenza economica e competenza finanziaria, fondamentali per una corretta gestione contabile.
I principi di competenza economica e finanziaria sono le basi della contabilità. Secondo il principio di competenza economica, le operazioni devono essere registrate nel momento in cui si verificano, indipendentemente dal momento in cui avviene il movimento di cassa; questo principio è particolarmente rilevante per la corretta gestione dei risconti attivi e passivi. Al contrario, il principio di competenza finanziaria registra le operazioni nel momento in cui avviene il movimento di cassa.
DOVE VANNO INSERITI I RISCONTI ATTIVI E I RISCONTI PASSIVI
Il risconto attivo rappresenta una voce di bilancio che si riferisce a costi pagati in anticipo e relativi ad un esercizio successivo a quello in corso. Ad esempio, se un'azienda paga in anticipo una polizza assicurativa triennale, deve registrare un risconto attivo. In altre parole, una parte del costo della polizza assicurativa verrà attribuita agli esercizi futuri, in quanto la copertura assicurativa sarà fruibile anche negli anni successivi.
Il risconto attivo deve essere inserito nello stato patrimoniale tra le attività circolanti, nel gruppo C-II delle attività dell'impresa, come stabilito dall'articolo 2424 del Codice Civile Italiano.
Al contrario, il risconto passivo rappresenta un'entrate percepite in anticipo e relative ad un esercizio successivo a quello in corso. Ad esempio, se un'azienda riceve in anticipo un pagamento per un servizio che sarà erogato nel prossimo anno, questa somma rappresenta un risconto passivo.
Il risconto passivo deve essere inserito nello stato patrimoniale tra le passività, nel gruppo D delle passività dell'impresa, come stabilito dall'articolo 2424 del Codice Civile Italiano.
PRINCIPI CONTABILI ITALIANI
I principi contabili italiani che trattano i ratei e i risconti si trovano all'interno del Principio contabile generale n. 22, denominato "Criteri di valutazione". Questo documento, emesso dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, sottolinea l'importanza della corretta allocazione dei costi e dei ricavi nel tempo.
Il Principio contabile generale n. 22 sottolinea l'importanza di attribuire correttamente i costi e i ricavi agli esercizi di riferimento, al fine di rappresentare in modo accurato la situazione economica e finanziaria dell'azienda. Inoltre, fornisce orientamenti specifici per la gestione dei risconti attivi e passivi.
Per quanto riguarda i risconti attivi, il principio contabile stabilisce che le somme pagate in anticipo per costi futuri devono essere attribuite agli esercizi in cui i benefici di tali costi verranno effettivamente goduti. Ciò significa che una parte del costo anticipato sarà registrata come risconto attivo nell'esercizio corrente e la parte rimanente sarà riconosciuta come spesa negli esercizi futuri.
Invece, per i risconti passivi, il principio contabile indica che le entrate anticipare relative a servizi futuri devono essere attribuite agli esercizi in cui tali servizi verranno effettivamente erogati. Pertanto, una parte dell'importo anticipato sarà registrata come risconto passivo nell'esercizio corrente e la parte rimanente sarà riconosciuta come ricavo negli esercizi futuri.
L'applicazione corretta dei principi contabili italiani garantisce che i risconti attivi e passivi siano registrati in modo adeguato e che i costi e i ricavi siano distribuiti in modo coerente nel tempo. Ciò consente di presentare un bilancio veritiero e rappresentativo della situazione finanziaria dell'azienda.
ESEMPIO DI RISCONTO ATTIVO E RISCONTO PASSIVO
Supponiamo che un'azienda X paghi €12.000 l'1 gennaio 2023 per un contratto di leasing di tre anni. L'azienda X dovrebbe registrare €4.000 come costo del leasing per il 2023 (€12.000 / 3 anni) e il restante €8.000 come risconto attivo. Questo perché il restante importo si riferisce ai servizi che l'azienda riceverà negli anni successivi.
Nel caso di un risconto passivo, supponiamo che l'azienda Y riceva €6.000 il 1 luglio 2023 per un contratto di servizi da erogare nell'arco di un anno. L'azienda Y dovrebbe registrare solo €3.000 come ricavo nel 2023 (€6.000 / 2 semestri) e il restante €3.000 come risconto passivo. Questo perché la restante somma si riferisce ai servizi che l'azienda dovrà fornire l'anno successivo.
CONCLUSIONI
La corretta gestione dei risconti attivi e passivi è fondamentale per garantire l'accuratezza del bilancio e la conformità con i principi di competenza economica e finanziaria. Ricordiamo che i risconti attivi si riferiscono a costi sostenuti per beni o servizi che si fruiranno in un esercizio futuro, mentre i risconti passivi si riferiscono a entrate percepite in anticipo per beni o servizi che si erogheranno in un esercizio futuro.
Nel contesto della contabilità italiana, il risconto attivo si colloca tra le attività circolanti nel gruppo C-II dell'impresa, mentre il risconto passivo si colloca tra le passività nel gruppo D dell'impresa, come stabilito dall'articolo 2424 del Codice Civile Italiano.
Un'adeguata comprensione e applicazione di questi concetti è fondamentale per la gestione efficiente e trasparente di qualsiasi impresa, facilitando inoltre la lettura e l'interpretazione del bilancio da parte di tutte le parti interessate, sia interne che esterne all'azienda.

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