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Risconti Bilancio: approfondiamo insieme cosa sono e il loro impatto sul bilancio!

ratei e risconti Jun 30, 2025
 

RISCONTI BILANCIO: NATURA, FUNZIONE E CORRETTA RILEVAZIONE

I risconti bilancio rappresentano uno degli strumenti contabili più rilevanti per garantire il rispetto del principio della competenza economica, pilastro del bilancio d’esercizio secondo l’ordinamento contabile italiano. La contabilità generale non si limita a rilevare la sequenza temporale dei flussi di cassa, ma mira a fornire una rappresentazione economica veritiera e corretta dei risultati dell’attività aziendale. La distinzione tra competenza economica e manifestazione finanziaria è fondamentale per determinare un utile o una perdita di esercizio che sia effettivamente riferibile alla gestione aziendale del periodo. Questo principio è sancito espressamente nell’articolo 2423-bis del Codice Civile e trova attuazione concreta attraverso le scritture di assestamento, tra cui rientrano i risconti.

Nel corso dell’attività aziendale, capita frequentemente che un costo venga sostenuto o un ricavo incassato in un esercizio, mentre il beneficio correlato si realizza solo in parte nello stesso periodo. Questa disallineamento tra il momento del pagamento o dell’incasso e quello in cui il costo o il ricavo maturano economicamente richiede un aggiustamento contabile. I risconti bilancio sono proprio lo strumento tecnico predisposto per rinviare la quota di competenza futura di tali componenti reddituali al periodo cui effettivamente appartengono. Non costituiscono operazioni autonome, ma correzioni di registrazioni già avvenute, mediante una loro parziale sospensione dal conto economico e una loro traslazione nello stato patrimoniale.

Si distinguono risconti attivi e risconti passivi, a seconda che si tratti di costi o ricavi già rilevati ma non ancora interamente maturati dal punto di vista economico. Il risconto attivo riguarda costi sostenuti anticipatamente per servizi o beni la cui utilità si estende oltre la chiusura dell’esercizio. Al contrario, il risconto passivo si riferisce a ricavi percepiti in via anticipata rispetto alla prestazione corrispondente, che verrà effettuata nel periodo successivo. Entrambi sono scritture di rettifica e non di integrazione, poiché modificano valori già iscritti in bilancio per adeguarli alla corretta competenza temporale.

I risconti bilancio sono classificati tra gli elementi transitori dello stato patrimoniale. I risconti attivi compaiono nell’attivo circolante, mentre quelli passivi sono iscritti tra le passività. Essi hanno natura figurativa, in quanto non rappresentano valori numerari, ma quote di componenti economici già esistenti che assumono una diversa collocazione temporale. La loro funzione è quella di garantire una rappresentazione fedele della situazione economica dell’impresa, assicurando che il conto economico rifletta esclusivamente i costi e i ricavi di competenza del periodo.

L’inserimento dei risconti bilancio è una fase necessaria nel processo di chiusura dell’esercizio. Rappresentano un passaggio tecnico delicato, che richiede una conoscenza approfondita della durata dei contratti, della periodicità dei servizi e della corretta attribuzione dei valori. La loro assenza o errata determinazione comporterebbe una distorsione del risultato economico, con effetti sia sulla valutazione della performance aziendale sia sulla credibilità del bilancio nel suo complesso. È per questo che la redazione dei risconti deve essere supportata da documentazione adeguata, che giustifichi il criterio temporale adottato per lo spostamento dei costi e dei ricavi tra esercizi.

Il principio della continuità aziendale, o going concern, interagisce strettamente con la logica dei risconti bilancio. Dal momento che questi ultimi rinviano valori economici a esercizi futuri, la loro validità presuppone che l’attività dell’impresa continui regolarmente nel tempo. Se vi fossero dubbi sulla continuità, l’iscrizione di risconti attivi in particolare dovrebbe essere attentamente valutata, in quanto potrebbe non trovare corrispondenza nei benefici futuri attesi. Analogamente, il rispetto del principio della prudenza impone una valutazione rigorosa circa la certezza e l’esigibilità economica dei valori rinviati.

È importante comprendere che i risconti bilancio sono strumenti tecnici che consentono di attuare un principio contabile astratto in modo concreto e verificabile. La loro rilevazione permette di trasformare una registrazione contabile basata su dati finanziari in una rappresentazione aderente alla realtà economica dell’impresa. La loro natura “bifase” si manifesta nella logica della partita doppia: al momento della scrittura di rettifica, si interviene sia sul conto economico sia sullo stato patrimoniale, bilanciando l’operazione e garantendo la coerenza complessiva del bilancio. Questa interazione rende evidente il ruolo centrale dei risconti nel mantenere l’integrità e la leggibilità delle scritture contabili.

In conclusione, i risconti bilancio non sono semplici tecnicismi contabili, ma elementi fondamentali nella costruzione di un bilancio veritiero e corretto. Essi rappresentano l’applicazione operativa del principio di competenza e ne garantiscono la piena attuazione. La loro corretta gestione richiede rigore, documentazione, conoscenza del contesto contrattuale e consapevolezza del loro impatto informativo. Solo attraverso l’attenta applicazione delle regole che li governano è possibile assicurare che il bilancio d’esercizio rappresenti in modo affidabile la situazione patrimoniale, economica e finanziaria dell’impresa.

TIPOLOGIE E TRATTAMENTO CONTABILE DEI RISCONTI BILANCIO

I risconti bilancio si suddividono in due categorie distinte, ciascuna con specifiche implicazioni contabili e patrimoniali: i risconti attivi e i risconti passivi. Entrambe le tipologie nascono dalla necessità di rettificare operazioni già contabilizzate nel corso dell’esercizio, con l’obiettivo di rinviare al futuro la parte di costi o ricavi che, secondo il principio della competenza economica, non appartiene al periodo che si sta chiudendo. I risconti attivi trovano collocazione tra le attività del bilancio e rappresentano quote di costi sostenuti anticipatamente ma di competenza di esercizi futuri. I risconti passivi, invece, sono inseriti tra le passività e riflettono porzioni di ricavi già incassati per prestazioni o servizi che verranno erogati successivamente.

Nel caso dei risconti attivi, la scrittura contabile prevede una riduzione del costo iscritto nel conto economico e una contestuale rilevazione nell’attivo patrimoniale. Si tratta quindi di una rettifica di valori che consente di rappresentare fedelmente la quota effettivamente maturata nel periodo. Per esempio, se un’impresa ha pagato in anticipo un premio assicurativo valido per 12 mesi a partire da ottobre, solo una parte del costo sarà imputabile all’esercizio in corso, mentre il resto sarà rinviato mediante la registrazione di un risconto attivo. In questo modo, si evita che l’esercizio corrente sia gravato da costi che economicamente si riferiscono a periodi successivi.

Viceversa, i risconti passivi intervengono in situazioni in cui l’impresa ha percepito un ricavo anticipato per una prestazione da eseguire in futuro. In tal caso, la quota non di competenza dell’esercizio deve essere sottratta dal conto economico e traslata nel passivo patrimoniale. È il caso, ad esempio, di un canone di locazione ricevuto in anticipo per un periodo che si estende oltre la chiusura dell’esercizio. La corretta imputazione della parte riferibile all’esercizio successivo avviene attraverso l’iscrizione di un risconto passivo. Questa rettifica garantisce che il ricavo venga riconosciuto solo nel momento in cui la prestazione correlata è effettivamente resa.

Dal punto di vista della logica contabile, i risconti bilancio sono valori cosiddetti non numerari, ovvero non rappresentano né denaro né crediti o debiti immediatamente esigibili. Essi sono valori figurativi, che riflettono diritti o obblighi derivanti da operazioni già concluse, ma non ancora completate sotto il profilo della competenza economica. Sono inoltre elementi "bifase", poiché interessano contemporaneamente il conto economico (rettifica di costo o ricavo) e lo stato patrimoniale (voce di attività o passività transitoria).

Le scritture relative ai risconti bilancio devono essere effettuate alla data di chiusura dell’esercizio, dopo aver esaminato le operazioni che comportano una manifestazione finanziaria anticipata. È necessario individuare la quota parte da rinviare, calcolata secondo un criterio temporale basato sulla durata del contratto o sulla distribuzione del beneficio o dell’obbligo nel tempo. Questo calcolo può avvenire in giorni, mesi o altre unità temporali coerenti con il periodo considerato. L’importo così determinato viene registrato nella sezione appropriata dello stato patrimoniale, con contropartita nel conto economico.

Un aspetto rilevante della corretta applicazione dei risconti bilancio è la documentazione a supporto. Ogni risconto deve essere giustificato da documenti contrattuali, fatture, ricevute o altri elementi probanti che dimostrino la reale esistenza della prestazione futura o dell’utilizzo dilazionato del bene o servizio. La documentazione deve essere conservata e disponibile per eventuali controlli da parte degli organi di revisione o delle autorità fiscali. L’assenza di supporto documentale invalida la registrazione del risconto e può generare contestazioni.

Il trattamento contabile dei risconti richiede inoltre coerenza con il principio della continuità aziendale. La possibilità di rinviare quote di costo o ricavo agli esercizi futuri presuppone che l’attività dell’impresa continui regolarmente. In caso di crisi aziendale o di situazioni di liquidazione, i risconti potrebbero perdere rilevanza, in quanto non sussiste più la condizione per la maturazione dei benefici o per l’erogazione delle prestazioni future. In tali circostanze, è necessario procedere a una revisione delle poste patrimoniali, valutando l’eventuale storno dei risconti precedentemente iscritti.

In sintesi, i risconti bilancio sono strumenti essenziali nella redazione di un bilancio che rispetti il principio della competenza economica. La loro corretta rilevazione consente di attribuire a ciascun esercizio solo i costi e i ricavi che effettivamente lo riguardano, migliorando la qualità informativa del bilancio e la comparabilità dei risultati nel tempo. La loro gestione richiede attenzione, precisione e una profonda conoscenza delle norme contabili e fiscali applicabili, oltre a una documentazione adeguata che ne giustifichi la registrazione e l’entità. La funzione dei risconti, se correttamente applicata, si traduce in un importante fattore di trasparenza e affidabilità per tutti i destinatari del bilancio.

ESEMPI PRATICI DI RILEVAZIONE DEI RISCONTI BILANCIO

L’analisi di esempi concreti consente di comprendere pienamente l’importanza operativa dei risconti bilancio nella pratica contabile. Tali esempi mostrano come i principi teorici si traducano in scritture contabili capaci di assicurare la corretta imputazione temporale dei costi e dei ricavi. In ogni caso, l’obiettivo è mantenere la coerenza con il principio di competenza economica, elemento cardine della redazione del bilancio d’esercizio. I risconti, come scritture di rettifica, operano proprio su costi e ricavi già rilevati ma da ripartire tra più esercizi, e la loro corretta applicazione è indispensabile per una rappresentazione veritiera e corretta del bilancio.

Si consideri il caso di un premio assicurativo annuo, pagato anticipatamente da un’impresa in data 1 ottobre per un importo pari a 1.200 euro, con validità dal 1 ottobre dell’anno X al 30 settembre dell’anno X+1. Al momento del pagamento, l’intero importo viene iscritto nel conto "Costi per assicurazioni" del conto economico e il corrispondente importo viene detratto dalla disponibilità di cassa. Tuttavia, al 31 dicembre, solo tre dodicesimi del costo (300 euro) si riferiscono all’esercizio in corso, mentre i restanti nove dodicesimi (900 euro) devono essere rinviati all’esercizio successivo. Per rispettare il principio della competenza, si effettua una scrittura di rettifica che riduce il costo dell’esercizio corrente e iscrive un risconto attivo per 900 euro nello stato patrimoniale. In contabilità, ciò si traduce in un accredito del conto "Costi per assicurazioni" per 900 euro e in un addebito al conto "Risconti attivi" per lo stesso importo. Il risconto attivo sarà poi stornato e imputato al conto economico dell’anno successivo per competenza.

Un secondo esempio riguarda un affitto passivo semestrale pagato in data 1 novembre per un immobile adibito a sede operativa, con importo complessivo di 3.000 euro per il periodo novembre–aprile. Anche in questo caso, la scrittura iniziale registra l’intero costo nel conto "Affitti passivi". Alla data di bilancio, però, solo due mesi (novembre e dicembre) sono di competenza dell’anno in chiusura (1.000 euro), mentre la quota restante (2.000 euro) si riferisce all’esercizio successivo. Si rende necessaria quindi la rilevazione di un risconto attivo di 2.000 euro, rettificando la quota di costo già rilevata nel conto economico. Questo consente di evitare un appesantimento del risultato d’esercizio non giustificato dalla reale utilizzazione dell’immobile nei mesi futuri.

Analogamente, il principio può essere applicato al lato dei ricavi. Immaginiamo che un’impresa incassi in anticipo, in data 1 novembre, un canone di locazione attiva di 6.000 euro relativo al periodo novembre–aprile. L’intero importo viene contabilizzato inizialmente nel conto "Ricavi da affitti". Tuttavia, solo la quota riferibile ai mesi di novembre e dicembre (2.000 euro) è di competenza dell’esercizio in chiusura. La restante parte (4.000 euro) deve essere rinviata attraverso l’iscrizione di un risconto passivo. La scrittura contabile prevede l’addebito del conto "Ricavi da affitti" per 4.000 euro e il corrispondente accredito del conto "Risconti passivi" nello stato patrimoniale. Questa operazione consente di riportare nel conto economico solo i ricavi effettivamente maturati nel periodo.

Ulteriore esempio può essere quello dell’acquisto di un servizio annuale in abbonamento, come la sottoscrizione a una banca dati professionale, per un importo di 2.400 euro, con decorrenza dal 1 settembre. Al 31 dicembre, sono trascorsi quattro mesi (da settembre a dicembre), quindi 800 euro sono di competenza dell’esercizio in chiusura. La parte restante, pari a 1.600 euro, viene rinviata mediante la rilevazione di un risconto attivo. La scrittura prevede una riduzione del costo registrato nel conto "Spese per servizi" e l’iscrizione di un credito figurativo nello stato patrimoniale. Nel corso dell’esercizio successivo, il risconto sarà progressivamente stornato e il relativo costo sarà imputato al conto economico in base alla maturazione temporale.

Anche per i servizi pubblicitari prepagati si possono presentare casi analoghi. Si pensi a una campagna pubblicitaria pagata anticipatamente a dicembre per un valore complessivo di 10.000 euro, con diffusione su media digitali prevista nei mesi di gennaio e febbraio dell’anno successivo. In assenza di un risconto, l’intero importo graverebbe sul bilancio dell’anno corrente, alterando il risultato di esercizio. Invece, la corretta applicazione del principio della competenza impone di rilevare un risconto attivo per l’intero importo, a fronte del quale sarà riconosciuto il costo nei mesi successivi alla realizzazione del servizio. Anche in questo caso, i risconti bilancio evitano distorsioni e garantiscono una rappresentazione coerente.

Va ricordato che la determinazione dei risconti bilancio richiede un’analisi attenta dei contratti e della documentazione associata. Non si può procedere con valutazioni approssimative o arbitrarie: il criterio deve essere sempre oggettivo e supportato da elementi probanti. I valori devono essere proporzionati alla durata dell’utilità residua o della prestazione da erogare, e l’imputazione deve seguire un criterio sistematico e razionale. Inoltre, in sede di bilancio, è necessario esporre i risconti in modo trasparente, distinguendo tra attivi e passivi, affinché il lettore possa comprendere la composizione delle attività e delle passività transitorie.

In tutti gli esempi riportati emerge chiaramente come i risconti bilancio siano fondamentali per il rispetto del principio di competenza e per il mantenimento della qualità informativa del bilancio. La loro corretta rilevazione non è un mero adempimento formale, ma una necessità per ottenere dati contabili che siano realmente rappresentativi dell’andamento economico e finanziario dell’impresa. Errori nella rilevazione dei risconti, o l’omissione delle scritture di rettifica, possono condurre a risultati distorti, pregiudicando non solo l’interpretazione del bilancio ma anche la fiducia degli stakeholder. Per questa ragione, ogni impresa dovrebbe dotarsi di procedure interne che garantiscano la corretta individuazione, calcolo e contabilizzazione dei risconti, con revisione periodica e tracciabilità documentale delle operazioni.

In sintesi, i risconti bilancio costituiscono una componente tecnica imprescindibile del bilancio d’esercizio. Gli esempi pratici mostrano che la loro funzione è ben più che teorica: rappresentano un meccanismo contabile con effetti concreti sulla determinazione del reddito e sulla rappresentazione dello stato patrimoniale. La loro presenza consente di mantenere la coerenza tra gestione operativa e rappresentazione contabile, garantendo che ogni esercizio rifletta i costi e i ricavi di propria competenza. La padronanza di questo strumento è pertanto una condizione indispensabile per una contabilità solida, affidabile e in linea con le disposizioni normative.

RISCONTI BILANCIO E IMPATTO SUL BILANCIO D’ESERCIZIO

Il corretto trattamento dei risconti bilancio ha un impatto decisivo sulla redazione e interpretazione del bilancio d’esercizio, in particolare sul conto economico e sullo stato patrimoniale. Le scritture di assestamento che li riguardano rientrano tra le operazioni più rilevanti nel processo di chiusura annuale della contabilità. I risconti garantiscono che i componenti positivi e negativi di reddito siano attribuiti all’esercizio di effettiva competenza economica, rendendo possibile una rappresentazione del risultato coerente con i principi contabili e con l’effettiva dinamica gestionale.

Nel conto economico, la presenza dei risconti bilancio modifica il saldo dei conti economici interessati, riducendo i costi o i ricavi di competenza dell’esercizio in chiusura per imputare la quota differita nel periodo successivo. Questo aggiustamento evita che i risultati d’esercizio siano falsati da anticipazioni o posticipazioni finanziarie, garantendo che il reddito prodotto rifletta esclusivamente le operazioni maturate nel periodo amministrativo. A livello di stato patrimoniale, i risconti attivi e passivi sono inseriti tra le voci dell’attivo e del passivo a breve termine, rappresentando rispettivamente un diritto o un’obbligazione rinviata. La loro rilevazione modifica la struttura patrimoniale, incidendo sull’equilibrio tra le fonti e gli impieghi.

L’Organismo Italiano di Contabilità (OIC), nei suoi documenti interpretativi, evidenzia l’importanza della corretta imputazione temporale di costi e ricavi. I risconti bilancio trovano legittimazione normativa nell’articolo 2423-bis del Codice Civile, che richiede l’applicazione del principio di competenza. L’errore o l’omissione nella loro rilevazione può determinare una violazione di legge, oltre a compromettere la capacità del bilancio di offrire una rappresentazione veritiera e corretta. La rilevazione dei risconti deve avvenire sulla base di dati oggettivi, supportati da contratti, fatture, documenti di trasporto o altri elementi verificabili.

La continuità dei criteri contabili utilizzati per la determinazione dei risconti bilancio è un altro principio fondamentale. I criteri temporali e di valutazione devono essere applicati con coerenza da un esercizio all’altro, salvo modifiche motivate da cambiamenti significativi nelle condizioni aziendali o nei principi contabili. La coerenza garantisce la comparabilità dei bilanci nel tempo e rafforza la capacità degli stakeholder di analizzare l’andamento economico e finanziario dell’impresa. Ogni eventuale cambiamento deve essere opportunamente spiegato in nota integrativa, quando prevista, con l’indicazione degli effetti quantitativi sul bilancio.

Un altro aspetto importante riguarda le micro e piccole imprese che, pur potendo adottare schemi semplificati di bilancio, non sono esonerate dal rispetto del principio di competenza. Anche in assenza della nota integrativa, l’adozione dei risconti bilancio è obbligatoria, e le scritture di rettifica devono essere comunque effettuate nei registri contabili. L’esposizione semplificata delle voci nel bilancio non giustifica la mancata applicazione delle regole di competenza, che restano valide per ogni tipo di impresa. La semplificazione è meramente formale e non incide sulla sostanza contabile del bilancio.

Dal punto di vista fiscale, i risconti bilancio assumono rilievo anche nella determinazione del reddito imponibile. L’Agenzia delle Entrate riconosce la possibilità di differire fiscalmente componenti reddituali sulla base del principio di competenza, purché la loro imputazione sia supportata da documentazione e criteri oggettivi. In caso di controlli, la documentazione a supporto della rilevazione dei risconti può rappresentare un elemento determinante per evitare contestazioni e rettifiche. Le imprese devono pertanto curare in modo particolare la conservazione dei contratti e dei documenti che giustificano le scritture di risconto.

È anche utile sottolineare che i risconti bilancio non devono essere confusi con i ratei. I risconti derivano da operazioni già registrate, ma la cui competenza economica si estende agli esercizi successivi. I ratei, invece, si riferiscono a componenti economici non ancora rilevati, ma che sono maturati nell’esercizio in chiusura e verranno incassati o pagati in quello successivo. Entrambe le voci rientrano tra le scritture di assestamento e rispondono al medesimo obiettivo: garantire la corretta imputazione temporale delle componenti economiche. La differenza tra le due risiede nel momento della registrazione originaria e nella natura finanziaria dell’operazione.

In conclusione, l’impatto dei risconti bilancio sulla qualità e sull’affidabilità del bilancio d’esercizio è significativo. La loro corretta rilevazione permette di costruire un documento contabile che rispetta i principi normativi e contabili fondamentali, offrendo una visione fedele della gestione aziendale. L’applicazione sistematica e rigorosa dei criteri di competenza, la documentazione appropriata e la coerenza nei criteri di valutazione sono le condizioni essenziali per assicurare l’efficacia informativa dei risconti. Ogni impresa, a prescindere dalla dimensione, dovrebbe dedicare attenzione e risorse alla gestione accurata di queste poste, in quanto esse costituiscono uno snodo fondamentale nel processo di redazione del bilancio e nella costruzione della trasparenza contabile.

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