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Ammortamento Logo Aziendale: approfondiamo insieme come funziona con casi pratici!

ammortamento Oct 08, 2025
 

AMMORTAMENTO LOGO AZIENDALE: ASPETTI CONTABILI E RILEVANZA ECONOMICA

L’ammortamento logo aziendale rientra nel novero delle operazioni contabili riferite alle immobilizzazioni immateriali, più precisamente a quelle legate ai beni immateriali a vita utile definita. Il logo aziendale rappresenta uno degli elementi distintivi più importanti per l’identità e la riconoscibilità di un’impresa, in quanto incarna i valori, lo stile e l’immagine del brand agli occhi del pubblico. A livello contabile, è considerato un bene immateriale quando viene registrato tra le immobilizzazioni a seguito di un costo sostenuto per la sua creazione, registrazione o acquisizione da terzi. Tale costo, in linea con i principi contabili nazionali ed internazionali, non può essere imputato interamente all’esercizio in cui viene sostenuto, ma deve essere ripartito su più esercizi attraverso un processo sistematico di ammortamento.

La logica dell’ammortamento logo aziendale è quella di riflettere nel tempo la perdita di valore del bene immateriale dovuta al suo utilizzo e all’eventuale obsolescenza. La durata dell’ammortamento dipende dalla vita utile stimata del logo, che deve essere ragionevolmente determinata in base a criteri tecnici, legali o contrattuali. In assenza di una durata definita, si può ricorrere a stime basate sull’esperienza aziendale e sull’andamento del mercato di riferimento. È fondamentale che la scelta del periodo di ammortamento sia motivata e documentata, in modo da garantirne la coerenza con le norme civilistiche e fiscali applicabili.

Dal punto di vista civilistico, l’articolo 2426 del Codice Civile stabilisce che le immobilizzazioni immateriali devono essere iscritte al costo di acquisto o di produzione e devono essere ammortizzate sistematicamente in ogni esercizio in relazione alla loro residua possibilità di utilizzazione. Inoltre, è previsto che l’ammortamento non possa superare il periodo di utilizzo del bene, che nel caso del logo può essere influenzato da molteplici fattori, come il rinnovamento dell’immagine aziendale, la scadenza della registrazione del marchio o il cambiamento del posizionamento sul mercato. Pertanto, è buona prassi rivalutare periodicamente la durata utile residua del logo e, se necessario, modificarla in base ai nuovi scenari di riferimento.

Sul piano fiscale, l’ammortamento logo aziendale segue regole specifiche che ne disciplinano la deducibilità ai fini delle imposte sul reddito. In base all’articolo 103 del TUIR, le spese relative ai diritti di utilizzazione delle opere dell’ingegno e dei marchi d’impresa sono deducibili in quote costanti in un periodo non inferiore a due anni. Tale disposizione consente all’impresa di recuperare fiscalmente il costo del logo mediante la deduzione delle quote di ammortamento nei periodi d’imposta successivi. È tuttavia essenziale distinguere tra i costi capitalizzabili e quelli che devono essere spesati nell’esercizio in cui sono sostenuti, come ad esempio le spese pubblicitarie o di marketing non direttamente connesse alla creazione del logo.

La contabilizzazione dell’ammortamento logo aziendale avviene attraverso scritture contabili che registrano, in ogni esercizio, la quota di ammortamento di competenza. L’importo viene iscritto nel conto economico alla voce B10a, come ammortamento delle immobilizzazioni immateriali, mentre nel bilancio patrimoniale viene progressivamente ridotto il valore contabile del logo iscritto nell’attivo immobilizzato. In tal modo, il bilancio riflette correttamente il valore residuo del bene immateriale e la sua correlazione con i benefici economici attesi nei vari esercizi.

In alcuni casi, l’impresa può decidere di rivalutare il logo aziendale per riflettere un aumento del suo valore economico, ad esempio a seguito di un’importante crescita del brand o di una nuova registrazione che ne estende la tutela legale. Tuttavia, tali rivalutazioni sono ammesse solo nei limiti previsti dalla normativa vigente e devono essere accompagnate da apposite perizie tecniche che ne attestino la fondatezza. Allo stesso modo, qualora si verifichino eventi che comportano una riduzione durevole del valore del logo, come la perdita di appeal del brand o una decisione strategica di rebranding, è necessario effettuare un test di impairment e, se del caso, svalutare il bene in bilancio.

Un ulteriore aspetto da considerare riguarda la coerenza tra il trattamento contabile e quello fiscale dell’ammortamento logo aziendale. È importante che l’impresa mantenga una documentazione adeguata e aggiornata che giustifichi le scelte effettuate in termini di vita utile, metodo di ammortamento e criteri di valutazione. Tale documentazione è utile non solo ai fini del bilancio, ma anche in caso di controlli da parte dell’Amministrazione finanziaria, che potrebbe richiedere chiarimenti in merito alla corretta applicazione delle norme tributarie.

Infine, va sottolineato che l’ammortamento rappresenta uno strumento di fondamentale importanza per la corretta determinazione del risultato economico d’esercizio, in quanto consente di attribuire il costo del logo ai periodi in cui esso genera effettivamente benefici per l’impresa. In tal senso, la gestione contabile del logo aziendale e del suo ammortamento deve essere improntata a criteri di prudenza, trasparenza e coerenza, al fine di garantire un’informativa finanziaria attendibile e utile per tutti gli stakeholder.

APPLICAZIONE PRATICA DELL'AMMORTAMENTO LOGO AZIENDALE NELLA REALTÀ AZIENDALE

L’ammortamento logo aziendale si traduce in operazioni concrete che le imprese devono gestire con precisione fin dalla registrazione iniziale del bene immateriale. Un esempio tipico è rappresentato dalla registrazione contabile successiva alla creazione di un nuovo logo affidato a uno studio grafico professionale. Supponendo che il costo sostenuto per la progettazione, i test di mercato e la registrazione sia pari a 18.000 euro, tale importo viene iscritto nell’attivo patrimoniale tra le immobilizzazioni immateriali alla voce “marchi”. In presenza di una vita utile stimata pari a sei anni, si procederà alla suddivisione del costo in quote annuali di ammortamento da 3.000 euro ciascuna, da imputare a conto economico per tutto il periodo.

Se invece il logo viene acquistato insieme ad altri asset intangibili nell’ambito di un’operazione straordinaria, ad esempio un’acquisizione aziendale, l’impresa acquirente dovrà procedere alla cosiddetta purchase price allocation. In questo processo, viene individuato il valore specifico attribuibile al logo, separatamente da altri beni, come il software, il know-how o le licenze. Tale valore, una volta stimato, sarà anch’esso soggetto ad ammortamento logo aziendale, secondo criteri coerenti con la durata economica prevista e le disposizioni civilistiche e fiscali vigenti.

Vi sono anche casi in cui il logo non è direttamente acquisito ma sviluppato internamente. In questo caso, la capitalizzazione dei costi è subordinata al rispetto di condizioni stringenti, tra cui la dimostrabilità della futura generazione di benefici economici, la disponibilità di risorse tecniche e finanziarie e l’identificabilità del bene separatamente da altre attività aziendali. Se tutte queste condizioni sono soddisfatte, i costi di sviluppo possono essere capitalizzati e ammortizzati su base pluriennale, sempre con riferimento all’ammortamento logo aziendale.

In fase di revisione del bilancio, il collegio sindacale o il revisore incaricato deve verificare la correttezza delle politiche di ammortamento adottate. Questo implica il controllo della coerenza tra il piano di ammortamento e la documentazione che giustifica la vita utile del logo, oltre che la verifica della corretta imputazione a conto economico delle quote annuali. Un errore frequente riscontrabile nelle PMI è quello di attribuire una vita utile troppo breve o troppo lunga, non in linea con i criteri oggettivi previsti dalla normativa e dalla prassi contabile. Una stima irragionevole può infatti portare a un’errata rappresentazione del risultato d’esercizio.

È interessante osservare anche i casi di rebranding, cioè i progetti di rinnovamento dell’identità visiva aziendale. In tali ipotesi, l’impresa potrebbe decidere di cessare l’utilizzo del vecchio logo prima del termine della sua vita utile residua. La conseguenza contabile sarà la necessità di procedere alla svalutazione immediata del valore residuo del logo ancora presente in bilancio, iscrivendo a conto economico una perdita straordinaria. Contemporaneamente, verrà iscritto il nuovo logo come nuova immobilizzazione immateriale e avviato un nuovo piano di ammortamento logo aziendale.

Infine, in ambito di gruppi societari, può accadere che il logo sia posseduto da una holding o da una società consociata e concesso in licenza alle altre società operative. In tal caso, l’ammortamento verrà effettuato solo dalla società proprietaria del logo, mentre le società utilizzatrici rileveranno i canoni di licenza come costi d’esercizio. È importante che tali contratti di licenza siano ben strutturati e che le valutazioni economiche siano effettuate secondo logiche di transfer pricing, per evitare rilievi in sede di controllo fiscale. Anche in questo contesto, il principio dell’ammortamento logo aziendale rimane centrale per la corretta determinazione del reddito imponibile e per una rappresentazione veritiera dei conti.

AMMORTAMENTO LOGO AZIENDALE: ASPETTI PRATICI E OPERATIVI

Il trattamento contabile dell’ammortamento logo aziendale si estende anche al piano operativo, dove la corretta applicazione delle regole contabili assume un ruolo determinante per la rappresentazione veritiera e corretta del bilancio d’esercizio. Per comprendere come si traduca in pratica la disciplina teorica analizzata nei paragrafi precedenti, è utile analizzare alcune situazioni tipiche che si presentano nella realtà aziendale. Gli esempi che seguono illustrano come gestire correttamente l’iscrizione e l’ammortamento del logo, tenendo conto delle peculiarità di ciascun contesto operativo e delle scelte discrezionali che il bilancio consente, nel rispetto della normativa vigente.

Supponiamo che una società a responsabilità limitata, operante nel settore del commercio elettronico, abbia commissionato a un’agenzia specializzata lo sviluppo del proprio logo, sostenendo nel 2023 un costo di 30.000 euro per il progetto grafico, la registrazione del marchio e il relativo deposito. Dal momento che il logo viene considerato un bene immateriale a utilizzo pluriennale, l’azienda decide di capitalizzare il costo come immobile immateriale, iscrivendolo nella voce B.I.7 dell’attivo patrimoniale. A questo punto, l’ammortamento logo aziendale deve essere calcolato in base alla vita utile stimata del bene. L’impresa decide di ammortizzare il logo in cinque anni, trattandolo come un asset con utilità economica quinquennale. Annualmente, quindi, verranno imputati a conto economico 6.000 euro per cinque esercizi consecutivi.

Nel corso del terzo anno, l’azienda intraprende una ristrutturazione del brand e commissiona un restyling del logo per un importo ulteriore di 10.000 euro. Questa spesa viene considerata una componente incrementativa del valore del bene immateriale già iscritto in bilancio. L’azienda può decidere se allungare la vita utile complessiva del logo o mantenere invariata la durata originaria, incrementando semplicemente la quota annua di ammortamento. Se decide di mantenere la durata residua invariata, ad esempio due anni, l’importo complessivo residuo sarà pari alla somma del valore netto contabile del vecchio logo (18.000 euro) più i 10.000 euro della nuova spesa, per un totale di 28.000 euro da ammortizzare nei restanti due anni, con una quota annua di 14.000 euro.

Passiamo ora al caso di una start-up tecnologica che sviluppa internamente il proprio logo, utilizzando il lavoro dei propri designer dipendenti. In questo caso, non vi è un costo esplicito sostenuto con soggetti esterni, ma è possibile che la società voglia valorizzare internamente il lavoro svolto. Tuttavia, le regole contabili italiane non consentono la capitalizzazione dei costi per beni immateriali sviluppati internamente, salvo che sussistano condizioni molto stringenti e siano rispettati i criteri previsti dall’OIC 24. In assenza di un contratto o di documentazione idonea a giustificare la capitalizzazione, il costo del personale interno non potrà essere iscritto come attività immateriale, e di conseguenza non si attiverà alcun ammortamento logo aziendale.

Un’altra situazione ricorrente riguarda l’acquisto del logo aziendale in sede di acquisizione di un’altra impresa. In questi casi, il logo viene acquisito insieme ad altri asset intangibili e materiali, e il suo valore viene determinato in fase di allocazione del prezzo di acquisto (purchase price allocation). Supponiamo che la società A acquisisca la società B per un prezzo di 500.000 euro, e che in sede di perizia venga stimato che 80.000 euro del prezzo si riferiscano al logo aziendale registrato di B. In questo caso, l’acquirente potrà iscrivere tra le attività immateriali l’importo di 80.000 euro connesso al logo e attivare il relativo piano di ammortamento logo aziendale, sulla base della vita utile stimata. Anche qui, la normativa non impone una durata prefissata, ma suggerisce che il valore vada ammortizzato in funzione del periodo di utilità economica residua del bene.

Nel caso di un’impresa individuale o una piccola società che sviluppa il proprio logo senza registrarlo come marchio, il trattamento contabile può risultare più problematico. In assenza di una registrazione formale presso l’UIBM o di un contratto che attesti il valore del bene, risulta difficile sostenere l’iscrizione a bilancio del logo come attività immateriale. Tuttavia, se l’impresa sostiene un costo rilevante e documentato, come ad esempio il pagamento a un’agenzia pubblicitaria, e se è in grado di dimostrare che il logo ha un’utilità pluriennale, allora potrà procedere all’iscrizione nell’attivo e al successivo ammortamento logo aziendale. In questo caso, è opportuno che la società documenti attentamente la natura del bene, la durata della sua utilità e la metodologia di calcolo dell’ammortamento.

Infine, consideriamo il caso di una società che effettua un’operazione di fusione e si trovi a dover gestire loghi aziendali multipli. La società risultante dalla fusione potrà scegliere se continuare a utilizzare uno solo dei loghi preesistenti, oppure valorizzare distintamente entrambi. Qualora venga attribuito un valore economico distinto ai loghi, sarà necessario iscriverli separatamente in bilancio e applicare un piano di ammortamento logo aziendale per ciascuno di essi. L’operazione richiede una perizia che attesti il valore attribuibile a ciascun logo, e la durata dell’ammortamento sarà definita caso per caso in base alla previsione di utilizzo futuro.

Questi esempi mostrano quanto sia importante che il trattamento contabile del logo aziendale sia guidato da criteri di prudenza, documentazione adeguata e coerenza con le norme OIC. Il tema dell’ammortamento logo aziendale è particolarmente rilevante nei settori a forte identità di brand, dove il logo rappresenta un vero e proprio asset strategico, la cui corretta valorizzazione incide in modo significativo sulla rappresentazione della situazione patrimoniale e reddituale dell’impresa. 

INDICAZIONI OPERATIVE PER L’AMMORTAMENTO LOGO AZIENDALE

Dopo aver esplorato diversi casi pratici, è utile ricapitolare alcune linee guida operative per gestire correttamente l’ammortamento logo aziendale, in conformità con le regole contabili italiane e con una visione orientata alla trasparenza e all’adeguatezza informativa. La prima indicazione riguarda la documentazione: qualsiasi costo relativo alla creazione, acquisto o modifica del logo deve essere accompagnato da contratti, fatture, ricevute o perizie che ne attestino la natura e la destinazione pluriennale. In assenza di tali evidenze, la capitalizzazione potrebbe essere contestata in sede di controllo.

Secondo aspetto rilevante è la determinazione della vita utile del logo. Le norme contabili non impongono una durata prefissata, ma richiedono che la stima sia ragionevole e motivata, sulla base dell’uso previsto, dell’evoluzione del brand, delle strategie di marketing e delle dinamiche settoriali. È buona prassi che l’impresa motivi la scelta della durata dell’ammortamento all’interno della Nota Integrativa, specificando le ipotesi adottate.

Va inoltre valutato se il logo sia registrato come marchio oppure no. Un logo registrato ha maggiore probabilità di essere qualificato come bene immateriale a utilizzo pluriennale, rispetto a un logo di fatto non registrato. La registrazione costituisce una prova formale dell’esistenza del diritto, ne rafforza la tutela giuridica e supporta la capitalizzazione.

Infine, il piano di ammortamento deve essere coerente con la vita utile stimata e deve rispettare il principio della sistematicità. Non è ammesso modificare arbitrariamente il piano negli esercizi successivi, salvo il sopravvenire di eventi che ne giustifichino la revisione (ad esempio, la dismissione del logo, una perdita durevole di valore o una fusione).

Nel complesso, l’ammortamento del logo aziendale rappresenta una tematica che richiede attenzione, competenza e coerenza. Una corretta gestione di questo aspetto consente di valorizzare in modo adeguato gli investimenti immateriali dell’impresa, migliorando la qualità del bilancio e la percezione del brand agli occhi degli stakeholder.

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